Il getto del peso non fa sconti, l'attrezzo è pesante e la pedana per lanciare tremendamente piccola, forse troppo piccola e in quei pochi centimetri uno scatto di rabbioso agonismo è l'unico modo per scagliare il peso il più lontanto possibile da noi.

Un tuffo di mani nel bianco opaco della magnesite è l'unico rito che resta prima della prova, la sua polvere lieve e allappante è ancora nell'aria e negli occhi quando Sara va in pedana.

Va in pedana da 2° in classifica, un gran risultato, ma è l'ultimo lancio e c'è ancora qualcosa da fare, ricordare, sognare.

Aggrappàti a quella palla di ferro sporca di bianco ci sono troppi sogni, troppi ricordi, troppi "questo lo voglio fare per te" perché non pesi come un macigno di granito.

Lo devo fare anch per te, vero Domenico? Per le scarpe consumate a seguirmi sulla pista e per gli occhiali appannati anche nel cuore dell'inverno, per gli errori che fan bestemmiare e per i lanci perfetti che non mi hai mai visto fare.

E per mio Padre che mi ha condotta per mano fino alla pista rossa, che quando sono entrata la prima volta mi sembrava che non avesse fine e si è inventato di fare l'allenatore per starmi accanto.

E la mia famiglia e tutti quelli che comunque hanno creduto in me, anche quando le mani tremavano e mi facevano male.

E' un attimo ... la rotazione è violenta, e l'impulso scatena un'energia che non si può più arrestare, la sfera di metallo gira mentre percorre il suo sentiero nell'aria, il grido è liberatorio e l'amore è scritto e dichiarato.

E' un lancio imperfetto, come quelli che vede Domenico, ma di quelle imperfezioni che lasciano la bellezza negli occhi, l'attrezzo atterra dopo attimi che paiono decenni e porta le impronte digitali di Sara sulla magnesite, un giudice alza la bandierina bianca .... ma quanto ci mettono a misurare?!

Ci mettono tanto, perché il lancio è lungo più di 14 metri, più lungo del più lungo dei lanci della giornata, più grande del sogno, è dolce soprire come nella bellezza e nell'imperfezione di quel gesto ci sia un immenso dono d'amore.

Quando la gara finisce ci sono gli abbracci, così intensi da rimanere negli occhi, rimangono a lungo come lunghi sono stati gli attimi di attesa fra il suo ultimo lancio e la certezza di aver vinto.

Sono le 10:50 quando la medaglia d'oro scintilla sul suo petto.

Il mio nome è Sara ... e oggi ho ridato un pò di tutto quell'amore che mi ha portato fin qui.

E' stato bello ... tanto ... tanto bello.

 

Grazie e tutti (cuore rosso)

 

Alberto Campolattaro

Battaglio CUS Torino Atletica

Direttore tecnico